Ci sono poco, pochissimo, ma uso me stessa per lasciare impronte ovunque vada, in qualsiasi anfratto di vita mi trovi a circumnavigare, perdendomi nell'oblio del tempo che non c'è più..
venerdì 6 agosto 2010
Antonin Artuad
L’albero
Quest’albero e il suo brivido,
foresta cupa di richiami
e grida,
mangia il cuore oscuro della notte.
Aceto e latte, il cielo, il mare,
la massa densa del firmamento,
tutto cospira a questo turbamento
che dimora nel cuore denso dell’ombra.
Un cuore che scoppia, un astro duro
che si sdoppia e nel cielo si espande,
il cielo limpido che si incrina
al richiamo sonoro del sole,
fanno lo stesso rumore, fanno lo stesso rumore
della notte e dell’albero al centro del vento.
L’amore senza tregua
Questo triangolo d’acqua che ha sete
questa rotta senza scrittura
Signora, e il segno delle vostre alberature
sopra questo mare in cui annego
I messaggi dei vostri capelli
il colpo di fucile delle vostre labbra
questa bufera che mi rapisce
nella scia dei vostri occhi
Quest’ombra infine, sulla riva
dove la vita ha tregua, e il vento,
e l’orribile scalpiccio
della folla al mio passaggio.
Quando sollevo gli occhi verso di voi
si direbbe che il mondo tremi
e i fuochi dell’amore assomigliano
alle carezze del vostro sposo
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